Ho appena parcheggiato la macchina nella piazza di Bobbio, sono in ritardo. Mi avvicino all'edicola e chiedo all'edicolante se la sosta è a pagamento. Lui mi guarda, si volta, prende un fumetto e me lo porge: "Squadra 666". Alzo lo sguardo per dirgli che non mi interessa ma lui non c'è più, non c'è neppure l'edicola. Mi guardo intorno, sono all'interno di una cripta. Dei passi lenti si stanno avvicinando, indietreggio. Sapevo che non sarei mai dovuto venire qua. Mi appoggio alla parete mentre qualcuno o qualcosa si avvicina, sento il cuore in gola. I passi si fermano e inizia una musica: "The Final Countdown". Cristiano Ciccotti entra ballando con uno stereo Philips anni '80, spegne lo stereo e mi guarda.
- Sei in ritardo.
Vorrei scusarmi ma ho la gola secca dagli urli che non ho fatto uscire. Lui mi porge un bicchiere d'acqua sorridendo.
- Cominciamo?
Cerco di darmi un contegno, ormai la dignità me la sono giocata, prendo carta e penna (sono all'antica) mi siedo su una roccia e inizio l'intervista.
- Quali sono stati i tuoi studi?
Dopo essermi diplomato al Liceo Classico “Amedeo di Savoia” di Tivoli, dato che ero davvero molto attratto dal mondo del cinema, mi sono iscritto al Dams dell’Università di Tor Vergata a Roma, sperando di trovare il modo per entrare in quel mondo. Poi, un paio di anni dopo la laurea, volendo capirne di più su come si scrivesse un film, mi sono iscritto al corso di sceneggiatura della Nuct, dentro Cinecittà. Lì, tra i miei compagni di quel corso, c’era anche Daniele Misischia, con cui ho stretto fin da subito un’amicizia molto forte, che nel tempo è diventata fraterna, condividendo praticamente gli stessi gusti e la stessa passione sia per il cinema, che per la musica, che per il senso dell’umorismo, oltreché per tutto ciò che per noi conta.
Dopo essermi diplomato al Liceo Classico “Amedeo di Savoia” di Tivoli, dato che ero davvero molto attratto dal mondo del cinema, mi sono iscritto al Dams dell’Università di Tor Vergata a Roma, sperando di trovare il modo per entrare in quel mondo. Poi, un paio di anni dopo la laurea, volendo capirne di più su come si scrivesse un film, mi sono iscritto al corso di sceneggiatura della Nuct, dentro Cinecittà. Lì, tra i miei compagni di quel corso, c’era anche Daniele Misischia, con cui ho stretto fin da subito un’amicizia molto forte, che nel tempo è diventata fraterna, condividendo praticamente gli stessi gusti e la stessa passione sia per il cinema, che per la musica, che per il senso dell’umorismo, oltreché per tutto ciò che per noi conta.
- Come mai le tue sceneggiature sono per la maggior parte horror/thriller?
Credo perché chi è nato negli anni ’80, come me, ha avuto modo di crearsi un pantheon cinematografico e culturale in cui il mondo del fantastico era assolutamente preponderante. Raccontare storie in cui l’elemento fantastico e il paranormale siano presenti e soprattutto centrali, secondo me, è di gran lunga più interessante che raccontare situazioni che vedo e vivo in prima persona tutti i giorni quando esco di casa. Inoltre, cosa più importante, raccontare una storia “fantastica” (in senso più lato possibile), ti permette di analizzare e raccontare meglio le tematiche che viviamo nel presente. Un esempio su tutti: la prima trilogia di “Guerre Stellari” (ep. IV, V e VI), racconta molto meglio e in modo estremamente più profondo ed interessante (ovviamente secondo me, eh) il rapporto tra un padre e un figlio rispetto ad altri film che raccontano “solamente” le difficoltà di un rapporto padre/figlio.
Credo perché chi è nato negli anni ’80, come me, ha avuto modo di crearsi un pantheon cinematografico e culturale in cui il mondo del fantastico era assolutamente preponderante. Raccontare storie in cui l’elemento fantastico e il paranormale siano presenti e soprattutto centrali, secondo me, è di gran lunga più interessante che raccontare situazioni che vedo e vivo in prima persona tutti i giorni quando esco di casa. Inoltre, cosa più importante, raccontare una storia “fantastica” (in senso più lato possibile), ti permette di analizzare e raccontare meglio le tematiche che viviamo nel presente. Un esempio su tutti: la prima trilogia di “Guerre Stellari” (ep. IV, V e VI), racconta molto meglio e in modo estremamente più profondo ed interessante (ovviamente secondo me, eh) il rapporto tra un padre e un figlio rispetto ad altri film che raccontano “solamente” le difficoltà di un rapporto padre/figlio.
- Quali sono i tuoi film preferiti?
Ce ne sono davvero troppi. Farei veramente fatica ad elencarteli tutti, ma a naso: “Blade Runner”, “C’era una volta in America”, “Fight Club”, “La Finestra sul Cortile”, “The Game”, “Ritorno al Futuro” (chiaramente tutti e tre), “The Dark Knight”, “Inception”, “Essi Vivono”, “Lo Squalo”, “Hook”, “La Casa I e II” e “L’Armata Delle Tenebre” ma potrei andare avanti per ore!
Ce ne sono davvero troppi. Farei veramente fatica ad elencarteli tutti, ma a naso: “Blade Runner”, “C’era una volta in America”, “Fight Club”, “La Finestra sul Cortile”, “The Game”, “Ritorno al Futuro” (chiaramente tutti e tre), “The Dark Knight”, “Inception”, “Essi Vivono”, “Lo Squalo”, “Hook”, “La Casa I e II” e “L’Armata Delle Tenebre” ma potrei andare avanti per ore!
- Quali sono i tuoi libri preferiti?
Anche qui, domanda difficile. Diciamo che sono più attratto dai racconti che dai romanzi, quindi menzionerò solamente gli autori: Gogol, Dostoevskij, Orwell, Calvino, Pirandello, Stephen King e Chuck Pahlaniuk.
- Che libro hai sul comodino ora?
In realtà sul mio comodino in questo momento c’è solo un’abat-jour! Mi sono “convertito” (per il momento) al Kindle, su cui sto leggendo “Incubi e Deliri” di Stephen King, guardacaso un’antologia di racconti.
- Come nasce l’idea de “Il mostro della cripta”?
“Il Mostro Della Cripta” è un’idea dei Manetti Bros., che hanno scritto la sceneggiatura del film svariati anni fa, mi pare nel 2007, insieme ad Alessandro Pondi e Paolo Logli. Daniele ed io ci abbiamo rimesso mano tra il 2018 e il 2019, quando i Manetti hanno deciso di produrre il film facendolo dirigere a Daniele, e così, anziché “modernizzarla” (in un decennio cambiano un sacco di cose), l’abbiamo riadattata negli anni ’80.
- “The End” è un film claustrofobico ambientato in un ascensore, parlaci delle difficoltà che hai incontrato nella stesura della sceneggiatura.
In realtà grosse difficoltà non ne ho incontrate. Da quando un giorno di circa dieci anni fa Daniele mi disse “sarebbe figo ambientare tutto un film dentro un ascensore mentre fuori c’è l’apocalisse”, mi si è subito accesa la classica lampadina. Più che di difficoltà si trattava di una sfida, ovvero quella di non far annoiare chi avrebbe guardato il film. Così ci siamo messi sotto, ci era chiaro che avremmo dovuto far succedere qualcosa in ogni momento, per non far calare la concentrazione. Abbiamo deciso che il protagonista doveva essere un vero stronzo, un po’ come Colin Farrel in “In Linea con l’Assassino”, in modo che quando il suo mondo sarebbe andato a puttane tutti noi ne avremmo gioito, perché se lo meritava. In questo modo, paradossalmente, la gente avrebbe comunque empatizzato con lui, perché anche uno come Claudio Verona merita una seconda chance, se fa ammenda dei suoi peccatucci. Ho scritto la prima stesura della sceneggiatura durante l’estate del 2011. Poi, su quella base, insieme a Daniele l’abbiamo rivista, riletta a morte e riscritta, cercando di migliorare tutto quello che potevamo.
- Cosa bisogna fare per affacciarsi al mondo della sceneggiatura?
Il modo migliore è sicuramente essere innamorati del cinema e guardare più film possibile. Poi, ovviamente, bisogna impratichirsi: studiare i manuali di sceneggiatura (“Story”, “Il Viaggio dell’Eroe”, “Save The Cat”, tanto per citarne alcuni) e cercare di fare proprio il concetto di struttura e sviluppo. Ma la cosa più importante è scrivere, scrivere, scrivere e, soprattutto, riscrivere.
- Un film che avresti voluto sceneggiare?
Sicuramente “Fight Club”. La sceneggiatura di Jim Uhls è meravigliosa, scritta da dio. Poi, che a dirigere
quel film ci fosse David Fincher non è mica un dettaglio da poco. Ma, tornando alle sceneggiature che avrei voluto scrivere, ci sono anche “Toro Scatenato”, “C’era una volta in America” o tutta la filmografia di John Carpenter. Ovviamente mi fermo per rispetto di chi legge!
- Chi eri in una vita precedente?
Ah, boh.
Un improvvisa nebbia si alza e comincio a sentire una cantilena nell'aria.
Notte fonda, notte scura
tu non devi aver paura
quel film ci fosse David Fincher non è mica un dettaglio da poco. Ma, tornando alle sceneggiature che avrei voluto scrivere, ci sono anche “Toro Scatenato”, “C’era una volta in America” o tutta la filmografia di John Carpenter. Ovviamente mi fermo per rispetto di chi legge!
- Chi eri in una vita precedente?
Ah, boh.
Un improvvisa nebbia si alza e comincio a sentire una cantilena nell'aria.
Notte fonda, notte scura
tu non devi aver paura
luna rossa, luna piena
ma che bella questa schiena
Incomincia a girarmi la testa, mi appoggio alla parete rocciosa, guardo il sepolcro vuoto ai miei piedi, la pietra tombale è divelta. Ero certo che al mio arrivo fosse intatta. Perdo i sensi e l'ultimo mio pensiero è: "Che morte di merda!".
Mi risveglio in macchina, mi guardo intorno, sono ancora a Bobbio, il paese è deserto. Scendo dall'auto ancora confuso, guardo sul cruscotto e c'è una multa. Penso che andrò alla polizia per protestare ma qualcosa mi dice che è meglio tornare a casa trascrivere l'intervista che forse è frutto di una mia allucinazione, alla multa ci penserò domani...forse.
P.S.
"Il mostro della cripta" è bellissimo, un omaggio ai B-Movie degli anni 80. Da non perdere!
Luca Albanese
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