Nel 1975 (data plausibile ma non certa) uscì un libro pubblicato da una fantomatica casa editrice denominata EGR. Il volume, scritto da Fabrizio De Masi (pseudonimo) s'intitola "L'uragano Cefis". Una sorta di biografia non ufficiale di uno degli uomini più influenti dell'economia italiana negli anni 60-70. Di lui non esistono ne interviste ne apparizioni in pubblico. Un libro inchiesta che getta sul personaggio un'ombra inquietante dipingendolo come un burattinaio che ha mosso i fili dell'economia e della politica italiana durante gli anni di piombo. Su di lui ha indagato anche Pier Paolo Pasolini a detta di molti ucciso a causa del libro che stava scrivendo e che non è mai riuscito a terminare: Petrolio.
Ma chi era Eugenio Cefis?
Fu consigliere dell'AGIP, presidente dell'ENI dal 1967 al 1971, succeduto a Enrico Mattei, e presidente della Montedison dal 1971 al 1977. Nel 1963 venne insignito dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, massimo riconoscimento della Repubblica Italiana. Il Governatore della Banca d'Italia Guido Carli lo definì esponente della cosiddetta borghesia di Stato; per i giornalisti Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani (che scrissero un libro su di lui) era una personalità della razza padrona dell'epoca.
Per il suo ruolo nella P2 e i forti sospetti avanzati da Mauro de Mauro e Pier Paolo Pasolini su un suo coinvolgimento nell'attentato a Enrico Mattei, è una delle figure più controverse del mondo imprenditoriale italiano.
Pier Paolo Pasolini si interessò al ruolo di Cefis dopo aver letto il discorso che tenne all'Accademia Militare di Modena il 23 febbraio 1972 sulla rivista di psicoanalitica L'erba voglio di Elvio Fachinelli intitolato La mia patria si chiama multinazionale: Cefis descriveva l'imminente nascita della finanza multinazionale e il tramonto delle economie nazionali (questo sarà il contesto del romanzo Petrolio); in più chiedeva una riforma costituzionale verso un presidenzialismo autoritario, cosa che avrebbe escluso per sempre il PCI dalla partecipazione al governo del Paese. Quel discorso lasciava intravedere la possibilità di colpo di Stato, un «tintinnio di sciabole». Fu lo stesso Fachinelli a donare a Pasolini nel settembre del 1974 la copia della rivista con il discorso di Cefis, insieme a un'altra fonte: il libro Questo è Cefis, l'altra faccia dell'onorato presidente pubblicato nel 1972 dall'AMI (Agenzia Milano Informazioni) scritto da Giorgio Steimetz (pseudonimo dello stesso proprietario dell'AMI Corrado Ragozzino). Pasolini aveva intenzione di inserire integralmente il discorso tenuto da Cefis tra le due parti del romanzo Petrolio.
Proprio in Petrolio Pasolini descrive in modo estremamente dettagliato il passaggio dell'ENI-Montedison da impresa nazionale a multinazionale; esplicitamente nel romanzo richiama l'attenzione del lettore su questo processo di trasformazione all'interno della struttura di potere dell'ENI e sul ruolo chiave giocato dal protagonista Aldo Troya-Eugenio Cefis[:
«Ora, se l'ENI era un'azienda, era anche un 'topos' del potere [...]. C'era stato in quegli anni [...] un oscuro spostarsi di pedine in un settore importante per un organismo di potere, statale e insieme non statale com'era l'ENI: il settore della stampa [...]. Su questo punto vorrei richiamare l'attenzione del lettore: infatti Aldo Troja, vicepresidente dell'ENI, è destinato a diventare uno dei personaggi chiave della nostra storia.» |
(Pier Paolo Pasolini, Petrolio, appunto 20, p.90) |
Petrolio è il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte. Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco di Petrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali.
[da wikipedia]
Ma torniamo al libro fantasma. L'unica copia superstite sembra sia in possesso di Marcello Dell'Utri e conservato nella sua biblioteca milanese di via Senato. La casa editrice sembra fittizia, il libro è consultabile su richiestae risulta in buono stato. Il libro presenta date, cifre e nomi, un lavoro certosino e completo sul misterioso personaggio. Dell'Utri inoltre era venuto in possesso di un capitolo fantasma del libro di Pasolini, durante un intervista dichiarò:
«Una mattina, era il 2010, stavo per inaugurare un evento alla Biblioteca di via Senato. Io ero nel cortile del palazzo. Dentro c'erano i giornalisti e gli invitati, quando una persona mi saluta e mi dice che ha una cosa per me. Le carte originali di un capitolo mancante di Petrolio, Lampi su Eni. Mi mostra un fascicolo, lo sfoglia e io, più che vedere, intravedo dei fogli e la carta carbone... Gli dico che in quel momento non posso fermarmi con lui, di richiamarmi il giorno dopo, che sono curioso e la cosa mi interessa. Poi commetto l'ingenuità, subito dopo, di parlare di quei fogli in conferenza stampa, e di dire che li avrei esposti alla Mostra del Libro antico che ci sarebbe stata di lì a poco... A quel punto esplode il caso sui giornali e quella persona, spaventata, scompare... Oggi non saprei neppure dire se le carte erano vere o false». [da un articolo de "Il Giornale" firmato Luigi Mascheroni]
Il libro, comunque, sembra essere stato scritto a scopo ricattatorio, quindi va preso con le pinze. Tra le tante accuse a Cefis c'è anche quella di essere stato il mandante o uno dei mandanti dell'omicidio Mattei.
Insomma, l'ennesimo mistero italiano su cui probabilmente non si farà mai chiarezza. Rimane un libro, un libro misterioso che racconta (forse) una verità scomoda e difficile da digerire, un viaggio nei sobborghi di un'Italia da dimenticare.
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